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MUSEI DI SCULTURA (Museo Pio - Clementino e Museo Chiaramonti)

MUSEI DI SCULTURA

Il Roma centro Bed and Brakfast dista dai Musei di Scultura dei Musei Vaticani solo 10 minuti a piedi.

Le sculture conservate in questi musei, quando non sono opere originali greche, o di artisti o scultori romani sono copie romane, piu’ o meno fedeli, eseguite nei secoli I e II di opere originali di artisti greci, noti o ignoti, o delle loro scuole. Talvolta pero’ il copista romano ha attinto per lo stesso lavoro a piu’ modelli, oppure si e’ liberamente ispirato al modello adattandolo alle esigenze del proprio compito, come, ad esempio, nei ritratti di teste maschili o femminili che sono state collocate su corpi adattati. Dobbiamo considerare, inoltre, che in eta’ moderna i restauratori sono quasi sempre intervenuti con la loro opera, sia in marmo o in altra pietra, sia in gesso, nelle antiche sculture, per completarle, contribuendo ad affievolire o a deformare gli originari caratteri. Non bisogna dimenticare che gli originali greci e molte volte anche le copie romane ebbero una piu’ o meno estesa coloritura che oggi e’ scomparsa del tutto.

Sala a Croce Greca

All’ ingresso della sala troviamo il Busto di Pio VI ( 1775-1799 ), il pontefice al quale si deve il Museo Pio-Clementino. Due Sfingi in granito, simili ma di diversa provenienza ( la prima dalla Basilica di San Pietro e la seconda dalla Villa di Papa Giulio III ), entrambe di eta’ romana. Tra le Sfingi un mosaico a colori che rappresenta un cesto di fiori proveniente dalla via Appia del secolo II. A sinistra una statua di donna che deriva da un tipo greco del secolo V avanti Cristo con la testa forse non pertinente, probabile ritratto di Cleopatra. Vi e’ un grande sarcofago in porfido di Costantina, figlia di Costantino il Grande, con figure simboliche cristiane ( putti vendemmianti, pavoni, montone ) tratte dal repertorio tradizionale pagano e grandi girali di acanto. Sempre a sinistra troviamo la statua di Augusto il cui corpo riproduce il tipo greco del Diomede del secolo V avanti Cristo la statua di Lucio Vero giovane del 161 e, ai lati della porta che mette alla Sala Rotonda, due Talamoni di stile egiziano, ma di eta’ romana (117-138 ) provenienti da Tivoli. A destra vi e’ la statua di Gaio Cesare, nipote di Augusto, un grande sarcofago in porfido di Sant’ Elena, madre di Costantino il Grande, con figure di cavalieri romani, di barbari prigionieri e di caduti. Nel centro della sala troviamo il mosaico a colori che rappresenta uno scudo con busto di Minerva e le fasi della luna del secolo III. Nella parete dietro il sarcofago di Sant’ Elena vi sono frammenti di iscrizioni tra cui quella con il famoso carmen : “ Enos Laes iuvate “, copia del II.

Sala Rotonda

Il pavimento e’ occupato da un grande mosaico a colori proveniente da Otricoli, con scene di lotta fra Greci e Centauri e figure di Tritoni e Nereidi del sec I dopo Cristo. Il restante mosaico in bianco e nero e’ del secolo II dopo Cristo e proviene da Scrofano. Al centro e’ una colossale tazza di porfido che ha una circonferenza di 13 metri, proveniente, forse, dal Foro Romano. Dalla parte destra in poi vi sono : Un busto di imperatrice, forse Giulia Domna del II-III dopo Cristo. Una statua del Genio di Augusto, tra il 30 avanti Cristo ed il 14 dopo Cristo. Il busto di Pertinace del III dopo Cristo. Il busto di Giove, da Otricoli, da originale greco del secolo IV avanti Cristo. La statua di Antinoo, il favorito di Adriano e morto nel 130 dopo Cristo e rappresentato come Bacco. Il busto di Faustina Maggiore, moglie di Antonino Pio, morta nel 141 dopo Cristo. La statua di divinita’ femminile forse Demetra, Cerere, vestita di peplo ( la veste dorica consistente in un rettangolo di lana senza cuciture e aperta sul fianco destro, da originale greco del secolo V avanti Cristo. Il busto di Adriano di eta’ compresa tra il 117 e 138 dopo Cristo dal suo mausoleo di Castel Sant’ Angelo. La statua colossale di Ercole in bronzo dorato, una delle piu’ alte dell’ antichita’, trovata tra i resti del Teatro di Pompeo. Opera romana ispirata allo stile di Scopas datata tra il I secolo avanti Cristo ed il I secolo dopo Cristo che mostra caratteristiche del tutto simili all’ Ercole del Foro Boario. Entrambe le sculture, infatti, mostrano il caratteristico ritmo chiastico dello stile di Lisippo, in cui il peso dell’ intera scultura poggia su di un piede. Tale figura differisce dall’ Ercole Farnese perche’ piu’ corpulenta, con una muscolatura molto evidente. La statua di Era ( Giunone ) detta Era Barberini, replica romana di un originale greco del secolo V avanti Cristo, dello scultore Alcamene.Tale scultura mostra una dea che indossa una corona ed un peplo, abito bianco che erano solite indossare le donne prima del 500 prima di Cristo,che le stringe il corpo e che le scopre leggermente il seno. La figura tiene nella mano sinistra una patera, coppa usata per i sacrifici rituali, e nella destra uno scettro. Erma di divinita’ marina, forse personificazione del golfo di Baia, opera romana ispirata da un originale greco di eta’ ellenistica del secolo II avanti Cristo, proveniente da Pozzuoli. Statua di imperatore, forse Galba, comunemente ritenuto Nerva del I secolo dopo Cristo. Il busto di Serapide, replica di un originale greco del IV secolo avanti Cristo. La statua di Claudio sotto l’ aspetto di Giove. La statua gi Giunone Sospita dea di Lanuvio, creazione romana con elementi italici e greci del secolo II dopo Cristo. Il busto di plotina, moglie di Traiano, morta nel 122 dopo Cristo.

Sala delle Muse

In tale sala che fu aperta al pubblico nel 1784 possiamo ammirare un insieme di sculture ritrovate a Tivoli nella villa di Cassio e che hanno subito delle parziali trasformazioni dai restauratori dell’ epoca. Tra di esse possiamo annoverare :  Erma di Pericle, che costituisce una replica dell’ originale di Cresilas del secolo v  avanti Cristo. Alle pareti della parte centrale della sala sono addossate le statue di sette Muse, cui si unisce la statua di Apollo Musagete raffigurato con una lunga veste e la cetra sul quale e’ raffigurato un piccolo Marsia scorticato. Tutto il complesso e’ ispirato ad un gruppo originale di artista non identificabile del secolo III avanti Cristo. Melpomene la Musa della tragedia. Talia, la Musa della commedia. Clio, la Musa della storia, Polimnia, la Musa della mimica. Erato, la Musa della poesia amorosa e della mimica. Calliope, la Musa dell’ epica. Tersicore, la Musa della lirica corale e della danza. Per completare il gruppo delle nove Muse, sono state adattate, in eta’ moderna, le statue Urania, Musa della astronomia ed in genere della poesia didascalica e Euterpe, Musa della lirica ; la prima deriva dall’ arte greca del secolo IV avanti Cristo, la seconda dall’ arte del secolo III avanti Cristo. Una notevole serie di erme di poeti, filosofi, dei sette Savi ed altri personaggi, delle quali una parte fu trovata insieme con il gruppo delle Muse, orna questa sala. Fra queste erme, che sono repliche romane di originali greci, si notino :  Epicuro, morto tra il 271 ed il 270 avanti Cristo da originale del secolo III avanti Cristo. Demostene ( 384-322 avanti Cristo ), Omero, da originale del secolo V avanti Cristo, Socrate ( 469-399 avanti Cristo ), da originale del secolo IV avanti Cristo, Platone  ( 427-347 avanti Cristo ), da originale di Silanion del secolo IV avanti Cristo, Euripide ( 480-406 avanti Cristo ), da originale del secolo IV avanti Cristo, Al centro della sala mosaico a colori con testa di Medusa e arabeschi, dell’ Esquilino del secolo II-III avanti Cristo. A sinistra, in alto, verso la Sala degli Animali troviamo il rilievo con danza di armati ( danza pirica ), opera neoattica ispirata ad un rilievo attico del secolo IV avanti Cristo. La Sala delle Muse dei Musei Vaticani e’ distante pochi minuti a piedi dal Bed and Breakfast roma centro storico denominato The Center of Rome Bed and Breakfast.

Sala degli Animali

Le scuture di animali, che danno il nome a questa sala, divisa in due ambienti, si debbono a molti artisti tra cui lo scultore di Carrara, Francesco Antonio Franzoni, vissuto tra il 1734 ed il 1818 che le scolpi’ interamente o in gran parte per il papa Pio VI ( 1775-1799 ). Le sculture, formate da marmi colorati usati per le piume e i mantelli, hanno lo scopo di creare un particolare zoo dove gli animali sembrano comunicare tra di loro, con gli eroi del passato, oppure con gli dei. In fondo alla sala, a destra di chi entra troviamo la statua di Melagro, eroe dell’ Etolia, che indossa un mantello intorno ad un braccio e che viene raffigurato vittorioso dopo una caccia. Si pensa che dovesse impugnare una lancia od un arco e ai suoi due lati vi si trova un cane ed un cinghiale ucciso. Si considera tale opera una copia dell’ originale di Skopas della meta’ del IV secolo avanti Cristo. Dubbio e’ il luogo dove tale scultura e’ stata ritrovata, se a Porta Portese, al Gianicolo o all’ Esquilino. A sinistra troviamo Tritone che rapisce una Nereide e degli Amorini. Questa opera e’ forse un originale del tardo ellenismo del secolo II avanti Cristo. Il Torso del Minotauro molto probabilmente da un gruppo assieme a Teseo che costituisce una replica di un originale greco del secolo V avanti Cristo. A destra troviamo la Testa colossale di cammello, replica di originale ellenistico del secolo II avanti Cristo. Scrofa con dodici porcellini. Opera romana, forse di eta’ augustea, in cui, malgrado il numero inferiore dei piccoli, si puo’ riconoscere la mitica scrofa di Laurento. Nell’ altra parte della sala, a sinistra dell’ ingresso, vi sono : Il Gruppo di Mitra che uccide il toro, opera romana del secolo II dopo Cristo. Alla parete dietro il Mitra abbiamo due piccoli mosaici a tessere minute con animali, raffiguranti un leone che assale un toro e una scena bucolica con capre, provenienti da Villa Adriana di Tivoli del secolo II dopo Cristo. Nel pavimento vi sono tre mosaici, uno a tessere bianche e nere con arabeschi e figure di animali nella parte centrale, e due a colori nelle parti laterali, rappresentanti commestibili vegetali e animali del secolo II dopo Cristo. Vi e’ poi la scultura del Giaguaro di epoca molto piu’ tarda, si pensa dello scultore Francesco Antonio Franzoni e, quindi del XVII secolo, poiche’ tale animale e’ tipico del continente americano. E’ formato da differenti pezzi di alabastro in cui le macchie gialle e nere coprono il manto e le gialle sono piu’ intense della parte centrale. Questo e’ il motivo per cui si pensa che sia un giaguaro invece di un leopardo. La Sala degli Animali dei Musei Vaticani e’ distante 5 minuti a piedi dal Bed and Breakfast roma centro denominato The Center of Rome Bed and Breakfast.

La Galleria delle Statue

Accoglie numerose e tra le piu’ importanti opere del Museo Pio Clementino e faceva parte del Loggiato del Palazzetto di Innocenzo VIII e, quindi, del quindicesimo secolo. In seguito, nel 1771-1772 tale loggiato fu chiuso da finestre e mura ed in fondo alla Galleria venne creata la Sala dei Busti. Le pareti della Galleria delle Statue erano dipinte da scene urbane e di paesaggi. Il Pinturicchio vi dipinse degli amorini. La scultura dell’ Arianna addormentata deriva da un originale ellenistico elaborato alla scuola di Pergamo nel II avanti Cristo e venne comprata da Papa Giulio II nel 1512 per essere utilizzata come decorazione di fontana nel Cortile del Belvedere. Per lungo tempo, specialmente in epoca rinascimentale, si ritenne fosse la Regina Cleopatra per il bracciale a forma di serpente posto sul braccio e, per tale ragione, fu commissionato al pittore Cristoforo Unterperger di dipingere la nicchia dove fu posta la scultura con disegni che ricordavano l’ Antico Egitto, ora coperti da una pittura rossa Nel diciottesimo secolo Ennio Quirino Visconti comprese che tale scultura si riferiva invece ad Arianna, la principessa di Creta, figlia di Minosse che aveva aiutato Teseo e poi da lui abbandonata, nel Labirinto del Minotauro. Ella fu poi presa in sposa da Dionisio. Sotto L’ Arianna troviamo troviamo un sarcofago con rappresentazione di Gigantomachia. Opera del secolo II dopo Cristo ispirata a originali di arte ellenistica del II secolo avanti Cristo. Ai lati due uguali grandiosi candelabri con ricca ornamentazione e rappresentazioni delle principali divinita’ greco-romane di Minerva Venere, Marte, Giove, Giunone e Mercurio. Si tratta di una opera romana di stile neoatticodel secolo II dopo Cristo proveniente da Villa Adriana. Lungo la sala a destra troviamo la Statua di Ermes ( Mercurio ). Replica di un originale greco di scuola mironiana del secolo V avanti Cristo. Il nome “ Ingenui “ al genitivo, inciso sul plinto, sembra essere il nome del copista romano. Statua loricata con testa di Lucio Vero, uno dei migliori ritratti di questo imperatore ( 161-169 dopo Cristo ). Il corpo e’ del I secolo dopo Cristo. Statua loricata del secolo I dopo Cristo con testa di Clodio Albino ( 193-197 dopo Cristo ) del quale i ritratti sono rarissimi. Eros ( Amore ) di Centocelle che costituisce una replica di un originale greco in bronzo del secolo IV avanti Cristo, difficilmente attribuibile al cerchio prassitelico. Nella sinistra teneva forse l’ arco, la destra era vuota o stringeva una freccia. Parte superiore di Tritone ( Centauro Marino ), e’ una replica di un originale greco ellenistico del secolo II avanti Cristo, nel quale e’ ancora avvertibile la derivazione dall’ arte di Scopas, autore di un thiasos ( corteo orgiastico ) del mare. Paride, come giudice della bellezza delle tre dee, probabilmente replica di un originale di Eufranore del secolo IV avanti Cristo elogiato da Plinio il Vecchio. Apollo Sauroctono che e’ una replica di un famoso originale in bronzo di Prassitele del IV avanti Cristo. Apollo giovinetto tenta di trafiggere come per gioco una lucertola che corre lungo il tronco di albero a cui egli si appoggia. Il soggetto che sembra irriverente, la delicatezza della forma, il molle ritmo del corpo, il sostegno necessario sono caratteri spiccati dell’ arte prassitelica. Amazzone Mattei e Statua seduta di Posidippo ( nome inciso sul plinto ), poeta comico greco del secolo III avanti Cristo. Dall’ altro lato della sala abbiamo la statua seduta di un altro poeta comico, si pensa sia Menandro. L’ una e l’ altra statua sono repliche di originali ellenistici, adattate per fare coppia ( si notino gli stivali tipicamente romani ). Statua seduta di Apollo citarista che e’ una replica di un originale greco di stile severo del secolo V avanti Cristo. Di questa fase dell’ arte greca sono rarissimi, nei Musei Vaticani, gli esempi ( un altro e’ la fanciulla che corre della Galleria dei Candelabri ). Statua di Opellio Macrino del 217-218 dopo Cristo, univa statua che e’ rimasta di questo imperatore che secondo il racconto di Erodiano, avrebbe voluto imitare Marco Aurelio nell’ aspetto. Statua di Satiro in riposo di Prassitele che e’ una replica di una delle piu’ celebri e copiate statue del grande artista ateniese del IV secolo avanti Cristo. Della natura animalesca del Satiro non restano, in questa figura, che le orecchie puntute, e, se si vuole, la capigliatura lanosa e l’ espressione maliziosa degli occhi e della bocca. Nella destra teneva originariamente un flauto. Si notino le strette corrispondenze stilistiche con l’ Apollo Sauroctono. Statua funeraria di una tal Liberata Fania Nicopoli rappresentante come dormente su di una cline. Opera romana del secolo II dopo Cristo. Accanto all’ ingresso che mette al Gabinetto delle Maschere vi e’ una Stele funeraria di un giovane atleta, accompagnato dal suo piccolo servitore che gli porge il vasetto per l’ unguento e lo strigile,  copia dell’ originale greco del secolo V avanti Cristo. La Galleria delle Statue dei Musei Vaticani dista pochi minuti a piedi dal roma centro bed and breakfast denominato The Center of Rome bed and breakfast.

Sala dei Busti

In questa sala possiamo trovare Catone e Porcia ed un ritratto di una coppia romana del I secolo avanti Cristo che proviene probabilmente da una nicchia di un monumento sepolcrale. Si notino la naturalezza e insieme l’ austera semplicita’ che fanno di questo ritratto un simbolo della santita’ del vincolo matrimoniale e in ogni caso una grande opera dell’ arte piu’ chiaramente romana. Troviamo un busto di giovinetto in porfido, per il quale e’ stato fatto il nome del giovane principe Filippo, ucciso nel 249 dopo Cristo all’ eta’ di 13 anni insieme al padre, anche egli di nome Filippo. Davanti alla parete con le finestre vi e’ una colonna con intorno 3 Ore che danzano che e’ stata trovata nei pressi dell’ Ara Pacis ( di cui una lastra e’ nel Cortile Ottagonale ), ed e’ da attribuirsi all’ eta’ di Augusto o di poco posteriore per la testimonianza dell’ acconciatura di una delle figure.Testa di Caracalla ( 211-217 dopo Cristo ), rappresentato da fanciullo. Si possono notare in alto le piccole lune affrescate, resto della decorazione quattrocentesca, alcune delle quali si trovano anche nella Galleria delle Statue e quella con i cantori di scuola umbra. Statua di donna orante, di eta’ augustea, rinvenuta nella basilica di Otricoli. Dato il forte restauro della faccia non e’ possibile confermare l’ ipotesi plausibile che nella statua si abbia un ritratto di Livia, moglie di Augusto.Abbiamo poi la testa di un Diadoco ( successore di Alessandro ) con la benda regale. Ritratto idealizzato non bene identificabile che risente dell’ arte di Scopas.Vi e’ la statua di Zeus ( Giove ) seduto, detto Giove Verospi, che e’ una replica di un originale di eta’ ellenistica, mentre tutta la parte inferiore e’ moderna.Davanti alla statua di Giove troviamo un globo celeste con zodiaco e stelle. La base e’ riccamente ornata a foggia di cassa rettangolare su quattro zampe in figura di protomi leonine alate e con alto coperchio adorno di foglie e fiori. Le quattro facce sono ornate di rilievi, il cui significato non e’ sempre chiaro, come non lo sono la natura dell’ oggetto e il suo scopo. Sappiamo, pero’, che tale arte e’ ellenico-romana del I secolo dopo Cristo. Proseguendo troviamo un ritratto di un Diadoco con corona di foglie chiusa sopra la fronte mediante una fibbia rotonda ornata da una gemma che rappresenta un altro ritratto del periodo ellenistico del III-II secolo avanti Cristo. La testa di Augusto in eta’ matura. La corona di spighe e’ l’ insegna dei Fratelli Arvali, collegio sacedotale, del quale l’ imperatore era membro. Abbiamo le teste di Giulio Cesare, del giovane Ottaviano, di Nerone sotto l’ aspetto di Apollo, di Otone, di Tito, di Adriano, di Antonino Pio, di Commodo e di Caracalla. Troviamo infine i busti di Traiano, Marco Aurelio, di Lucio Vero e di Settimio Severo.

Loggia Scoperta

Dalla stanzetta della Sala dei Busti si passa nella Loggia Scoperta che corre sulla fronte a nord del Palazzetto di Innocenzo VIII fino al Gabinetto delle Maschere. Fra i rilievi e busti qui collocati soprattutto con scopo ornamentale vi sono: Frammento di rilievo rappresentante un giovane appartenente al corteo bacchico con serpenti e un bastone da pastore in mano, con una rete addosso provvista di campanelle attaccate ai nodi del secolo III dopo Cristo. Fregio diviso in due zone, con scene di vita quotidiana. Nella zona superiore si noti la vendita del pane, con il banco del panettiere; nell’ inferiore i vari lavori dei campi.Le figure sono eseguite rapidamente, ma l’ insieme risulta pieno di vivacita’, forse proviene da un qualche monumento funerario del secolo III dopo Cristo. Rilievo funebre di Galatea, sacerdotessa di Iside, con il marito. La sacertotessa e’ adorna di tutte le insegne caratteristiche del suo grado e assiste il marito che sta gettando dell’ incenso sulla fiamma di un incensiere del secolo II dopo Cristo.

Gabinetto delle Maschere

Una stanza della torre quadrata del Palazzetto del Papa Innocenzo VIII fu trasformata a museo dall’ architetto del secolo XVII Alessandro Dori e successivamente ristrutturata da Michelangelo Simonetti. Il nome di questa sala deriva dai mosaici della pavimentazione che provendono da Villa Adriana di Tivoli. I diversi dipinti e decorazioni furono esegiuti da Domenico de Angelis e Cristoforo Unterperger. Le sculture presenti nel Gabinetto delle Maschere sono: Afrodite ( Venere ) Cnidia. Replica della celebre statua di Prassitele del IV secolo avanti Cristo destinata prima agli abitanti di Coo, poi a quelli di Cnido, da cui essa prende il nome. La testa e’ pertinente anche se non bene ricollocata e gli arti sono stati restaurati. La dea giustifica la sua nudita’ per il bagno che sta per prendere ; ella ha con se’ l’ asciugamano e accanto un vaso per l’ acqua. Lo sfumato nell’ epidermide, la dolcezza dello sguardo e il lieve gravitare del corpo sono caratteri particolari dell’ arte prassitelica. Nella sala troviamo un gruppo delle tre Grazie che e’ la replica di un originale eclettico-classicistico forse del secolo II avanti Cristo e un Satiro di marmo rosso antico che e’ la replica di un originale in bronzo (nel quale non era necessario il tronco d’ albero di sostegno), di arte ellenistica della scuola di Afrodisia del secolo II avanti Cristo. Afrodite al bagno. Replica, di formato minore, dell’ originale di Doidalsas, scultore bitinio del secolo III-II avanti Cristo. L’ iscrizione sulla base e’ moderna.Nel pavimento sono inseriti quattro quadretti di mosaico a colori a tessere molto piccole : tre di essi rappresentano maschere teatrali che danno il nome al Gabinetto, il quarto rappresenta un paesaggio con bestie al pascolo e un piccolo sacrario. La cornice che li racchiude e’ del tempo di Pio VI del quale porta lo stemma (vento che soffia su gigli e stelle).

Cortile Ottagono

In passato fu denominato Cortile delle Statue e costituiva un insieme pregevole di antiche sculture classiche che fu creato nel XVI secolo da Papa Giulio II della Rovere. Questa collezione di statue aveva lo scopo di ricreare le atmosfere e le ambientazioni della Roma imperiale nel periodo dei Papi. Pio VI e Clemente XIV nel settecento crearono nel cortile un vero e proprio museo dalla forma organica. Lacoonte : opera originale del secolo I avanti Cristo ( si pensa tra il 30-40 avanti Cristo ) degli artisti Agesandro, Atenoro e Polidoro di Rodi come decritto da Plinio il Vecchio ( Storia Naturale ). Fu trovato nel 1506 sull’ Esquilino presso le cosiddette Sette Sale. E’ possibile che l’ opera sia stata portata a Roma non molto dopo la sua esecuzione e che percio’ sia stata vista da Virgilio, il quale sembra che da essa abbia tratto ispirazione per il suo noto episodio di Lacoonte nel II libro dell’ Eneide.In tale testo si narra che il sacerdote troiano del dio Apollo si era fermamente opposto all’ entrata del cavallo all’ interno delle mura della citta’ di Troia e che per questo era caduto nelle ire di Atena e Poseidone, favorevoli ai greci. Le dee scagliarono contro di lui e i suoi due figli, due feroci serpenti provenienti dal mare. Tale storia risulta funzionale alla fondazione di Roma perche’ la morte dei due figli di Lacoonte ha comeseguito la fuga di Enea.Uno studio ha dimostrato che il frammento di braccio conservato nel vano di fronte al gruppo dei 3 personaggi appartiene ad una copia di Lacoonte ed e’ molto probabilmente il pezzo originale anche se il restauro di tale pezzo e’ errato perche’ esso doveva essere piegato dietro la testa. Celebrato come la piu’ bella scultura del mondo, studiato ed imitato dagli artisti del Rinascimento, il Lacoonte appare ancora oggi come una delle creazioni piu’ significative del tardo ellenismo. Il groviglio dei corpi umani e ferini, lo spasimo parossistico del padre, la vita che fugge ormai dal freddo corpo del figlio minore ( l’ altro sembra salvarsi ), sono resi con una maestria difficilmente superabile. Oltre il Gabinetto del Laocoonte, alla parete del portico: rilievo dell’Ara Pacis Augustae. Il monumento alla Pace ricondotta da Augusto nel mondo, dedicato nel 12 e inaugu­rato nel 9 a. C. lungo la Via Flaminia (Via del Corso, sotto il Palazzo Fiano), si compone di un’ara e di un recinto marmoreo con rilievi figurati e ornamentali. Il nostro ri­lievo fa parte del fregio col corteo di personaggi che è rap­presentato nel momento in cui partecipa alla inaugurazione dell’Ara stessa. Stilisticamente (si badi che quasi tutte le teste sono di restauro), è in questo fregio dell’Ara Pacis te prima più importante manifestazione del cosiddetto «ri­lievo storico », il quale può a buon diritta esser ritenuto vanto, se non creazione, dell’arte romana. In una nicchia: Niobide. È una delle figlie di Niobe che tenta fuggire alla morte che Apollo e Artemide seminano fra i nati dell’or­gogliosa madre. Il gruppo dei Niobidi, conosciuto da più repliche, è da attribuirsi agli inizi dell’arte ellenistica .(se­colo iv-iii a. C.). Per questa nostra statua, che eccelle per l’ottima esecuzione, è stata fatta anche l’ipotesi che sia l’unico avanzo originale del grandioso gruppo. Sul margine del pòrtico: Ara di Augusto. Su una faccia è rappresentata una Vit­toria con scudo, nel quale è incisa un’iscrizione che men­ziona Augusto pontefice massimo. Sulla faccia a sinistra è una scena di sacrificio ài Lari (il cui culto fu rinnovato da Augusto); seguono sulla faccia adiacente l’apoteosi di Cesare (o di Enea), e sulla restante faccia il prodigio della scrofa di Laurento (vedi Sala degli Animali, 194). Il monumento è databile tra il 7 a. C. è il 14 d. C.

Gabinetto dell'Apollo

Apollo di Belvedere (tav. VI). Trovata alla fine del 400, è anche questa una delle più note e sempre ammirate statue del mondo classico. Replica di un originale greco in brónzo del sec. 4 a. C. (è stato fatto il nome di Lcochares come suo autore), fu probabilmente modificata in parte dal co­pista romano. Il dio ha scagliato con l’arco (da ricostruirsi nella sinistra) una freccia e osserva, duramente severo, l’ef­fetto del colpo, con la mano destra naturalmente allentata; a questa mano il copista volle invece attribuire un ramoscello d’alloro, di cui restano avanzi sul tronco d’albero di sostegno, attenuando cosi con questa aggiunta della fronda sacra ad Apollo il carattere punitore tipico della statua ori­ginale. Sulla mensola a destra: due frammenti originali della decorazione scultorea del Partenone (sec. v a. C.). La testa barbata appartiene alla figura del mitico re dell’Acropoli di Atene, Erittonio, e pro­viene da una metopa, l’altra testa appartiene ad una delle tre figure di giovani portatori di vassoi con focacce (ska- phephoroi), e fa parte del celebre fregio della cella. Nella severa, eppur serena nobiltà dei volti, è l’eco dell’arte di Fidia che nel Partenone profuse direttamente e indiretta­mente l’opera sua. Replica della testa dell’Atena (Minerva) di Mirone (vedi avanti Museo Profano Lateranense, VII, 379). Replica eccezionale in basalto della testa del cosiddetto Idolino, bronzo del sec. v a. C. con caratteri policletei nella testa (vedi avanti, nel Braccio Nuovo, l’Amazzone e il Do­riforo di Polideto, nn. 67 e 123). Ambedue le teste sono ampiamente integrate con gesso. Oltre il Gabinetto dell’Apollo, alla parete del portico (dopo la porta a vetri): Fronte di grande sarcofago con rara rappresentazione di un porto, che per alcuni monumenti caratteristici è stato identificato con quello di Ostia. Sec. 3 d. C.

GABINETTO DEL CANOVA

Vi sono raccolte tre statue di A. Canova, il Perseo e i due lottatori Creugante e Damosseno, che l’autóre scolpì per collocare appunto nel Cortile Ottagono, quando buona parte delle opere classiche in esso contenute aveva preso la via di Parigi (1800), in seguito al trattato di Tolentino. Canoviana se non proprio di Canova è la testa di Pa­ride nel vano di fronte al Perseo, recentemente qui collo­cata. Oltre il Gabinetto del Canova, alla parete del portico: Grande sarcofago con rappresentazione di amazzonomachia; in mezzo è il gruppo dì Achille e la Pentesilea. Sec. in d. C. In una nicchia: Gruppo di Venere Felice e Amore. Il corpo è una re­plica della Afrodite di Cnido di Prassitele (vedi Gabinetto delle Maschere, 474) mentre la testa, che pure gli appartiene, è un ritratto di dama romana del sec. il d. C. Secondo l’iscrizione incisa nel plinto il gruppo è dedicato a Venere Felice da certi Sallustia e Elpido. Si trova nel Cor­tile fin dai tempi di Giulio II (verso il 1510).

GABINETTO DELL’ANTINOO

Statua di Ermete (Mercurio), erroneamente detta di An- tinoo. Replica di un originale prassitelico (sec. iv a. C.) rappresentante Ermete nella sua qualità di conduttore delle anime all’Ade (psychopompos). La statua, trovata nel *500, rivela, fra l’altro, i danni dì una eccessiva ripulitura. Sulla mensola a sinistra: Testa di Atena (Minerva). Originale greco del sec. v a. C., da aerolite, da statua cioè in cui soltanto le parti nude erano eseguite in pietra, mentre il resto era in legno rivestito di foglia metallica. Un elmo metallico (quasi certamente di bron­zo), forse di forma attica, copriva la testa, e di sotto ad esso scendevano in ricci i capelli resi anch’essi in metallo (bronzo). Agli orecchi erano appesi orecchini metallici (d’oro?). Si no­tino gli occhi espressi con una pietra grigia lucida (forse calcedonio), in cui iride e pupilla erano formati da altra so­stanza (forse vetro fuso colorato) ora caduta, e i cigli, ot­tenuti con sottili lamine bronzee seghettate; rarissima testi­monianza di questa tecnica. Il carattere di arcaismo maturo che appare in questa te­sta e certa parentela con opere originali della Magna Gre­cia spingono ad attribuire quest’opera, veramente prege­vole per la sua rarità, allo scultore Pitagora di Reggio o alla sua scuola. Replica della testa delI’Aristogitone, uno dei due Tiran­nicidi, del noto gruppo eseguito dagli artisti attici del se­colo v a. C. Critios e Nesiotes, per celebrare Armodio e Aristogitone che liberarono Atene dai tiranni Ippia e Ipparco (morti nel 514 a. C.). I caratteri ancora arcaici della testa sono evidenti. Recentemente si è scoperto presso il Cam­pidoglio il corpo cui questa testa appartenne (la testa è da molti anni in Vaticano). Sotto il portico sei vasche, due maggiori in granito rosa e grigio, quattro minori in granito rosa, e in nero e verde, queste ultime provenienti dalle Terme di Caracalla. Uscendo dal Cortile dalla parte opposta alla Sala degli Animali, si entra nel

VESTIBOLO ROTONDO

Tronco panneggiato per il quale vedi avanti il Torso di Belvedere. Ara funeraria di T. Ottavio Diadumeno, del sec. 11 d. C., ornata della figura a rilievo del Diadumeno di Policleto (ce­lebre opera del grande scultore argivo del sec. v, nota per varie repliche), richiamata sull’ara dal nome del defunto, L’atleta policleteo riprodotto in piccolo formato si cinge la testa con una benda (diadoumenos), ricevuta per premio della sua vittoria. A sinistra del Vestibolo Rotondo, si apre il

GABINETTO DELL’APOXYOMENOS

Replica deìl’Apoxyomenos di Lisippo, del sec. iv a. C. Di questa opera dell’ultimo dei grandi scultori classici, nota dalla tradizione letteraria (Plinio il Vecchio, Storia natu­rale, XXXIV, 19), non si possiede altra replica all’infuori di questa che appare d’altronde molto vicina all’originale (ag­giunta necessaria del copista è il tronco d’albero per raf­forzare la gamba destra; l’originale in bronzo non ne aveva bisogno; limitati i restauri moderni). Raffigura un atleta che si deterge (apoxyomenos) con lo striglie dopo l’eserci­zio. Sono da notarsi la snellezza della figura nervosa (testa piccola, giunture sottili), la sua potenziale elasticità (che reagisce alla precedente arte prassitelica) e infine, con le braccia protese, la pienamente raggiunta tridimensionalità delia statua. Alla parete, a sinistra:Ara, detta dei Vicomagistri, di età giulio-claudia (l sec. d. C), recentemente scoperta. Vi è rappresentato un corteo sacrificale, con tre tori, vittimari, musici, littori ecc., cui se­guono quattro assistenti che recano le statuette dei Lari e del Genio dell’imperatore e quattro Vicomagistri, funzionari sa­cerdotali per il culto dei Lari compitali (cioè dei crocicchi). Sopra: Iscrizioni latine arcaiche provenienti dal Sepolcro degli Scipioni (vedi avanti nell’Atrio del Torso), relative a vari personaggi della celebre famiglia romana. A destra: Fra altre iscrizioni, iscrizione dei console romano L. Mummio, il conquistatore della Grecia. Vi si menziona il suo voto fatto durante la guerra, nel 146 a. C., di dedicare un tempio e un simulacro a Ercole Vittorioso. Retrocedendo, oltre il Vestibolo Rotondo, si entra nell’ Atrio del Torso.

ATRIO DEL TORSO detto di Belvedere

Opera originale, firmata, di Apollonio figlio di Nestore, ateniese, artista del sec. 1 a. C. (il quale ha in Roma un’altra sua opera firmata : il Pugi- lista in riposo, in bronzo, del Museo delle Terme). Trovato ai primi del Cinquecento, questo celeberrimo frammento che per la sua anatomia fu ammirato e studiato dagli artisti del Rinascimento (basti ricordare Michelangelo e Raffaello), è opera del tardo ellenismo baroccheggiante (si confronti il Laocoonte). Incerto il significato della statua, seduta su una sporgenza del terreno coperta da ima pelle ferina; re­ centemente si è avvalorata l’ipotesi che essa rappresenti Marsia che suona il doppio flauto in gara con Apollo (della cui figura si sarebbe conservata una parte nel tronco pan­ neggiato n. 230 del Vestibolo Rotondo). Ara, detta Casali, Opera romana del sec. li-m d. C. Sono rappresentate sulle quattro facce scene di grande in­ teresse per il loro contenuto che si riconnette con la fonda­ zione di Roma. Sul davanti, sotto, sono Marte e Venere nei lacci di Vulcano che li guarda dall’alto a sinistra mentre a destra è il Sole che ha tradito con la sua luce la coppia divina; nel mezzo è una ghirlanda col nome del dedicante. A destra, sopra, è il giudizio di Paride; sotto, combattimenti non determinabili. Dietro, sopra, si vede Marte che si ap­ pressa a Rea Silvia addormentata; sotto, Rea Silvia coi Gemelli in braccio, come in attesa di aiuto celeste, due pa­ stori, il Tevere; sotto ancora, due servi di Amulio depon­ gono con cura sulla riva del Tevere i Gemelli, e Marte, il Tevere e il Palatino stanno a guardare. A sinistra, lo scem­ pio del cadavere di Ettore e corteo funebre per la morte dell’eroe. Sarcofago in peperino di Lucio Cornelio Scipione Bar­ bato (console del 298 a. C.), con iscrizione in versi saturni, contenente l’elogio del defunto, scritta a distanza di tempo per la grande fama raggiunta dalla famiglia, dopo che fu abrasa la iscrizione primiera più breve. Proviene dal Se­ polcro degli Scipioni sulla via Appia, rinvenuto nel 1780. Sopra, due iscrizioni, provenienti dallo stesso Sepolcro degli Scipioni, relative al figlio di Scipione Barbato, Lucio Scipione, console nel 259 a. C. Il Museo Pio-Clementino continua al piano superiore con la Sala della Biga e la Galleria dei Candelabri.

 

 



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